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che poteva valere quindici, trenta, mille cavalli...questa forza venuta in paese avrebbe...
Tale notizia mise in fuga l’indifterenza: qualcuno degli ascoltatori si spaventò seriamente; per un’improvvisa unione di pensieri, aveva messo insieme i pali e la forza: la forza poteva far rotare come mazze i pali, e se uno solo, per disgrazia, gli avesse accarezzata la schiena... addio, Beppe!
Ma, delucidato questo che poteva essere un serio inconveniente, visto che i pali non si movevano, che le scodelline bianche si lasciavano colpire dai sassi; che il filo di ferro zincato, conduttore della forza, ospitava le rondini, le paure vanirono, e gli abitanti, incapaci forse di comprendere l’importanza del telegrafo, incominciarono a sorriderne e appiccicarono, per di più, a quell’autorità che ne aveva loro parlato, il nomignolo di ol talegrafo coi fill perchè aveva due braccia e due gambe che il padre eterno gli avrebbe invidiate.
Ma io, senza accorgermi, maledico di certe persone alle quali devo un po’ di riconoscenza, e dalle quali ho molto imparato: se essi non hanno avuto il modo, il tempo, la necessità di istruirsi per possedere la teoria delle cose, ne hanno acquistata la pratica, e per questo solo meritano lodi sincere.
Appena ragazzi sono stati buttati nella vita e la loro esperienza fu acquistata a mezzo di sudori, di fatiche di privazioni accettate di giorno in giorno con serenità: io invece, entro oggi, solo nella vita, e quel po’ di cognizioni, quella teoria