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— -32Lorenzo Piccinini, artista distinto, coscienzioso e ricco di mezzi fisici, e in quella parte egli s’ebbe elogi ben meritati dalla stampa o dal pubblico parigino. Egli era però di un carattere rivoltoso, e, arrischierò dire, indisciplinato, sebbene riconoscesse il dovere di sottomettersi alle esigenzo dell’effetto scenico.

Ebbene, nel punto in che Otello, nella esuberanza dello sdegno e della passione, geloso, atterra Jago, l’istinto naturale del Piccinini si ribellò. Era la prima volta che rappresentavo l’Otello a Parigi: consolidavo la mia riputazione artistica: si figuri il lettore la tensione de’ miei nervi in quella sera!

Jago doveva cadere in quel dato punto, a quella data parola: non c’era questione, doveva cadere! Ecco, che, proprio in quel momento, sento sotto le mio braccia un’anima ribelle, la quale, in luogo di obbedire al concertato, e di lasciarsi gettare a terra, cerca di resistermi per rialzarsi. Oh no! L’effetto era perduto, e dovetti usare tutta la forza fisica per ottenere il mio intento: il Piccinini (Jago) cadde... ma, mio Dio, in qual maniera! Il suo corpo rimbalzò due volte sulle tavole della scena: di qui una assoluta immobilità.... lo credetti morto!.... E