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la quinta costa d'un buon pollice, non toccandomi il cuore che per l'altezza d'una moneta da 5 lire. In quel momento, la scena scende davanti a me, e si prosegue l'atto: caduto, non avevo fiato per chiedere soccorso: vedendo che non mi rialzavo, alcuni addetti alla scena vennero a sollevarmi, e mi trovarono in una pozza di sangue. La notizia del pericolo per la mia vita si diffuse tosto in tutto il teatro, e gli spettatori non vollero che proseguisse lo spettacolo.

Venni trasportato a casa mia sopra una poltrona, quasi fuor de' sensi, fra due ali di persone che, al mio passaggio, mi compiangevano; e avevano forse ragione di compiangermi, credendo ch'io forse andassi a perdere la vita si stupidamente! Per sette giorni, rimasi in dubbio dell'essere, o non essere, respirando con grande difficoltà, e con la molestia della ferita procuratami dal mio non imitabile entusiasmo.

Un altro fatto, che mi conturbò non poco, avvenne al «Teatro degli Italiani» ⅜ a Parigi l'anno 1857, rappresentando l'Otello dello Shakespeare. L'attore che faceva la parte di Jago si chiamava