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cavalieri di Malta). Nel diritto v’è l’epigrafe CIVITAS e nel rovescio AMALFIA — Ecco una moneta assolutamente autonoma, la quale circolava anco nell’impero greco e nell’Africa per equilibrio di commercio, e si eguagliava nel cambio di que’ popoli.
Però i nostri tarèni non furon di peso e di bontà uguali alle monete greche, siccome uguali lo erano per la forma piana. Ed è degno di osservazione che dieci secoli fa gli Amalfitani prestaron l’uso di questa unità monetaria a buona parte della Francia e specialmente alla Provenza ed alla Linguadocca.
Nelle Ducee di Napoli, di Gaeta e di Sorrento spesso facevasi pagamento di tarèni amalfitani ne’ contratti pubblici di compera, di vendita, di mutuo ecc.; e principalmente in Napoli, dove non eravi allora altro miglior numerario1. Questi stessi tarèni circolavano ed erano altresì in voga negli Stati de’ principi longobardi di Benevento, di Salerno e di Capua2, malgrado la poca simpatia ch’avevano que’ dinasti verso la Ducea di Amalfi.
Avvegnaché questa moneta fosse conteggiata ed accettata per patto ne’ contratti pubblici o privati, tutta volta lasciossi da principio alla volontà altrui il fare de’ pagamenti con qualsivoglia altra corrente. Di fatto,
- ↑ Veggasi in appendice il Documento num. I.
- ↑ In centonovantaquattro pergamene dell’archivio metropolitano di Capua (delle quali ne abbiamo un epitome antico) troviamo essersi ne’ contratti quivi fatto continuo pagamento in tarì amalfitani sino all’anno 1294.