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filo, ci facciamo immediatamente a discorrere del rinvenuto nummo amalfitano.


Jam tempus est quaedam ex nostra,
ut ita dicam, Moneta proferri.

Seneca, de benefic.
lib. 3, cap. 35.

Capitolo II.


Del tarèno amalfitano di argento.


Questa monetina rediviva, appartenutasi un tempo al florido commercio amalfitano, merita al presente tutta la nostra attenzione; epperò n’esporremo alcuni particolari poco o nulla conosciuti finora.

Nulla havvi di più semplice e chiaro, quanto il tipo del nostro tarèno, già delineato a fac-simile sul frontispizio. Lo stato perfetto di conservazione e la chiarezza della sua leggenda, tutta estensiva e senz’alcuna abbreviatura, mentre ne accrescono il pregio, dispensano l’osservatore dalla pena d’interpretazione.

Esso è del peso di acini sette — L’insieme della moneta rappresenta in ambe le facce due cerchi concentrici risaltati a mo’ di puntini o globetti, con propria leggenda patria, e nel mezzo dell’àrea vi campeggia una piccola Croce; simbolo che ricorda la pia istituzione de’ spedalieri gerosolimitani di S. Giovanni (poi