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rimangono di essi monumenti, ben possiamo argomentare che quelli non si discostaron gran fatto dallo stile di architettare bizantino ch’era allora molto usitato nelle nostre contrade1. E comunque l’imitare non è copiare, così e non altrimente, gli Amalfitani, col frequentare i luoghi d’Oriente, presero da tutti, e si avvantaggiarono combinando e riunendo quanto sparso eravi colà di meglio in materia di scultura e di architettura.

Cotanta lor perizia nelle arti meccaniche e nell’edificare fece ad essi acquistare non poca rinomanza; cosicchè troviamo gli stessi Amalfitani insieme co’ Lombardi «peritissimis artificibus » chiamati a lavorare nella celebre chiesa di Montecassino dall’abate Desiderio nel 10662. L’istoria non ci ha tramandato i lor nomi, siccome di tanti altri valenti nostri artisti che rimangon tuttavia nell’obblio:

Multi, sed omnes illacrymabiles
Urgentur, ignotique longa
Nocte .....3.

Or dopo questa breve digressione, la quale ci ha alquanto allontanati dal nostro assunto, ripigliandone il

  1. Fu allora principalmente usato l’arco acuto, cotanto in voga, non che quello stile impropriamente chiamato per molti secoli gotico, ma con più verità detto dai francesi ogivale.
  2. Chronic. Cassinen. lib. 3, cap. 28.
  3. Horat. od. IX, lib. IV, v. 26 seg.