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stra di aver essa preceduto di qualche secolo i Pisani ed i Genovesi nelle cose commerciali1.
Non diciam nulla de’ Veneziani, che molto tempo innanzi erano stati i primi ed unici a fissare un gran commercio ed a possedere il monopolio dell’Oriente. Tuttavia egli è piucchè certo che gli Amalfitani prima del XI secolo eran già valenti navigatori, costruttori esperti di legni di portata, sagaci osservatori del mare e degli astri, e più che più abilissimi nel commercio senza un libro che loro apprendesse quest’arte.
Odasi di grazia il magnifico ritratto che fa di Amalfi Guglielmo Pugliese poeta e storico all’epoca della conquista de’ Normanni2 — Per fermo nessuna città mercantile può vantare un elogio più lusinghiero di questo in età così remota:
Urbs (Amalphis) haec dives opum populoque referta videtur;
Nulla magis locuples argento, vestibus, auro.
Partibus innumeris, ac plurimus Orbe moratur
NAUTA MARIS, COELIQUE VIAS APERIRE PERITUS3
- ↑ Denina, Rivoluzioni d’Italia, lib. VIII, cap. XII.
- ↑ Guillel. Apulus de reb. Normann. in Sicilia, Apulia et Calabria gestis, usque ad mortem Roberti Guiscardi; apud Murator. Scriptor. rer. Italicar. Tom. V.
- ↑ Peritus; altri scrissero Paratus — Questo verso, dettato in età remota, fa bellissima testimonianza della pratica e perizia degli Amalfitani nella na-
(880) in collect. Concilior. incipit: Joannes episcopus ad Amalfitanos, Multa vobis bona facere, etc.