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Quidquid sub terra est, in apricum Horat., epist. VI, |
Capitolo I.
L’antica civiltà delle nostre contrade, i fasti, le grandezze e l’autonomia delle città, onde un giorno andavan superbe, meglio dai monumenti che dagli storici possiam ritrarre. Una moneta, una lapide, un rudere venuto fuori, furono soventi volte e saranno all’archeologo indizio e documento di storiche scoperte, per le quali il nostro passato, già sì ricco di belle memorie, sempre più chiaro addiviene e più glorioso.
D’altra banda, la civiltà presente, cotanto operosa e diligente nel disotterrare e nel rintracciare le memorie di quella che l’ha preceduta, non può esser meno sollecita di tramandarle, e, dirò quasi, legarle alla forse più matura e profonda de’ dì che verranno.
Ciò posto, di non lieve momento è da riguardarsi la