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lianti, arrendevoli, scansabrighe. Quando, anche, in un salotto, la brigata si accorga, dall’insolito calore, che un di costoro mette ne’ discorsi, aver egli sconfinato dalla temperanza, nessuno gliene sa voler male, perchè ridonda a vantaggio comune. Anzi, verrebbe voglia, di consigliarlo ad avvinazzarsi, regolarmente, puntualmente, prima di recarsi nelle conversazioni: nell’interesse proprio, chè vi brillerà, facendo miglior figura, e nell’interesse, anche, della società, che avrà maggior gusto dal suo intervento. Il Della-Morte, da che avea rotto con l’Almerinda, apparteneva a questa terza classe di bevitori. Era di quelli, che, in coscienza, dovrebbero inebbriarsi, ogni giorno, sennò rompono gli stivali, sono di malumore ed uggiscono; brillantissimi, invece, dopo la terza bottiglia.

Dunque, in queste ottime disposizioni, il nostro Maurizio chiese, al portinajo del numero ventisette, in Via Fate-bene-fratelli, della signora Radegonda Salmojraghi-Orsenigo. Lei riceveva: il marito era uscito.

Chiacchierarono, a lungo, soli, indisturbati; e si piacquero a vicenda. Si videro, mutuamente, sotto l’aspetto più favorevole. Da mesi, entrambi stavano tenendo il broncio all’universo mondo, entrambi si chiudevano in sè: e quella serata, in cui provavano (e l’uno e l’altra) un certo