Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/93


dagli Orsenigo. 83

melancoliscono, cioncando: allungano il muso, ammutoliscono, si concentrano e si astraggono dal mondo. Se li interroghi: o non rispondono o, torvamente, una parola. Stanno rincantucciati, come la chioccia, accovacciata sulle uova; si raggomitolano, come le chiocciole, ringusciandosi. E questi sono, generalmente, gli uomini più robusti, sanguigni, che sembrerebbero dover meglio sopportare il vino: cosa godano ad inebetirsi, non comprendo. Bisogna lasciarli fare e noncurarli: tanto, non dànno noja, a chicchessia. Altri beoni si scaldano, si rinzelano, si stizziscono, s’incolleriscono, divengono accattabrighe, alzan la voce, battono il pugno chiuso sul tavolo, pretendono, ad ogni modo, di aver ragione; e, di parola in parola, di gesto in gesto, trascorrerebbero a’ peggio eccessi, se non fosse la prudenza di chi sta intorno e li considera per frenetici ed irresponsabili, per quel, che sono, cioè: ubbriachi fradici. In altri, finalmente, i bicchieri moltiplicati svolgon tutte le buone parti dell’animo e della mente; spogliandoli di quella roccia, aspra e callosa, formatasi, ne’ continui contatti ed urti spiacevoli, col mondo esterno. Da Machiavellici e Benthamiani, li trasforma in filantropini; snoda la lingua impacciata e ritrosa; fa dimenticare le gravi e giuste ragioni di rammarico pertinace; li rende conci-