melancoliscono, cioncando: allungano
il muso, ammutoliscono, si concentrano e si
astraggono dal mondo. Se li interroghi: o non rispondono
o, torvamente, una parola. Stanno rincantucciati, come
la chioccia, accovacciata sulle uova; si raggomitolano,
come le chiocciole, ringusciandosi. E questi sono,
generalmente, gli uomini più robusti, sanguigni, che
sembrerebbero dover meglio sopportare il vino: cosa
godano ad inebetirsi, non comprendo. Bisogna lasciarli
fare e noncurarli: tanto, non dànno noja, a chicchessia.
Altri beoni si scaldano, si rinzelano, si stizziscono, s’incolleriscono,
divengono accattabrighe, alzan la voce,
battono il pugno chiuso sul tavolo, pretendono, ad ogni
modo, di aver ragione; e, di parola in parola, di gesto in
gesto, trascorrerebbero a’ peggio eccessi, se non fosse la
prudenza di chi sta intorno e li considera per frenetici
ed irresponsabili, per quel, che sono, cioè: ubbriachi fradici.
In altri, finalmente, i bicchieri moltiplicati svolgon
tutte le buone parti dell’animo e della mente; spogliandoli
di quella roccia, aspra e callosa, formatasi, ne’ continui
contatti ed urti spiacevoli, col mondo esterno. Da
Machiavellici e Benthamiani, li trasforma in filantropini;
snoda la lingua impacciata e ritrosa; fa dimenticare le
gravi e giuste ragioni di rammarico pertinace; li rende conci-