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dagli Orsenigo. 57

corgersene, tolse ad accompagnare gli occhi col moto delle labbra e poi con la voce articolata.

Ma la Radegonda lo interruppe subito: - «No, Maurizio, io non debbo ascoltare questa lettura!...» -

— «Non mi ha detto di sapere tutto? Ebbene, sia giudice Lei, se, dopo...» -

— «No, Maurizio, io non posso, nè debbo, nè voglio arrogarmi alcun dritto di giudicare chicchessia. E, forse, anzi, certo, deplorerebbe, poi, d’avermi fatta partecipe di questi fogli, che Lei, solo, deve aver letti e che Lei, pure, deve obbliare. Ho detto: obbliare. Suvvia, me li dia qua, me li lasci suggellare col suo suggello!... acciò possa io riconsegnarli a chi li ha scritti in mal punto, con la certezza, che nessun occhio d’un terzo li abbia, mai, percorsi.» -

— «Ebbene, me ne lasci una, almeno, di tante lettere! Gliele do tutte, ma una, via, può lasciarmene, la più nulla ed insignificante; qualcosa di lei, che mi assicuri e testifichi d’esserne stato amato in fatti, di non aver sognato con l’accesa e torbida fantasia!... Altrimenti, come proverò a me stesso, che quanto ci è stato, fra noi due, non fosse una vuota illusione di felicità, solo ambita?» -