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56 Dio ne scampi

mente le sue due mani a quelle di lui: ma egli era insensibile a tanta voluttà di contatto. Finalmente, il meschino, non potendone proprio più, diede in un singhiozzo e proruppe in lagrime disperate, che gli restituirono un po’ di calma. Aveva una chiavettina dorata, tra’ ciondoli dell’oriuolo: l’adoperò per aprire una cassettuccia di palissandro con intarsii di bronzo, che stava sullo scrittojo, accanto al canapè. Nella cassetta, vero bigiù, chiudevansi le letterine dell’Almerinda sua e mille ineziucole, mille ricordi, ritrattini, fiori appassiti, ciocche di capelli, un pajo di anella ed altri innumerevoli oggetti o rubati o donati da lei, insomma, que’ nonnulla, che han tanto pregio agli occhi degli innamorati melensi (e quale innamorato non è melenso?). Le lacrime grondavano, proprio, senza metafora, dagli occhi dell’infelice, mentr’egli rimuginava in quel piccolo caosse. Prese fuori una lettera a casaccio; e si trovò, ch’era una delle più amorevoli, fra quante gliene avea scarabbocchiate l’Almerinda; una di quelle, che, a riceverle, fanno balzare il cuore dell’amante ed il fanno camminare pettoruto per la strada, come se avesse vinto un terno al lotto o ricevuta la partecipazione d’una promozione. Cominciò a rileggerla con gli occhi; e più leggeva e più gli si accresceva il pianto: finchè, forse, senz’ac-