Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/65


dagli Orsenigo. 55

poi, apprezzata con giustizia ed affetto. Non era nemica colei, che ha confuse le sue lacrime con quelle dell’amico, quantunque le toccasse il duro incarico di fargliele versare.» -

La Salmojraghi s’era, davvero, intenerita; e piangeva, un po’, le lagrime del coccodrillo: infatti, il capitano faceva compassione a vedersi. Lo spettacolo d’un uomo, che piange, o disgusta o schianta il cuore, secondo che ti è forza attribuirne la disperazione od a viltà d’animo oppure alla prepotenza del dolore, che lo strazia senza domarlo. Maurizio non era un dappoco: ma, perdio! amava sincerissimamente. Due lagrimoni silenziosi gli sdrucciolavano, giù, per la faccia impietrita ed abbronzata: una specie di ticchio doloroso gli deformava gli angoli della bocca. Eppure, quegli occhi, quelle gote, erano rimasti sereni, asciutte, quella bocca aveva proseguito a masticacchiare un mozzicone di sigaro, quando egli rizzava batterie o puntava cannoni sotto il fuoco nimico. Taceva, stringendo convulsamente i pugni, quasi per costringersi, quasi spasimasse pel tetano: e la Radegonda, con soave familiarità, dettatale parte dalla propria natura confidente, parte dalla commiserazione e dal rimorso di aver prodotto quel turbamento, aveva sovrapposte affettuosa-