Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/62

52 Dio ne scampi

amica mia molto meno possono rimaner da Lei, una volta arse queste. Pensi quanti casi si dànno! E se si smarrissero e cadessero in mano a maligni? Vorrebb’Ella compromettere una donna, che Ella ha, pure, amato?» -

— «Ho amato? Ed amo pur troppo...» -

— «Oh vede! O che dico io, dunque? mi riconsegni le carte. Cosa Le rappresentano più, ora”che tutto è finito, per sempre?» -

— «Tutto? per sempre?» -

— «Tutto e per sempre. Coraggio; e badi a non farsi illusioni pericolose. Creda, pure, chi Le parla sincera e non Le desidera se non bene. Io comprendo quanto Ella debbe soffrire... Non istia mica ad iscrollare il capo: comprendo, che sono dolori senza nome... Ma sia uomo. Pure, doveva prevedere, che un legame di tal fatta non potrebbe durare eterno. Mi perdoni, o Ella non ha mai compreso il carattere dell’amica mia, oppure, che razza d’amore è il Suo? Egoismo schietto. Non s’è accorto, come soffre, come deperisce quell’infelice? Un momento d’irriflessione l’aveva trascinata ad errori, di cui la coscienza, continuamente, le rimordeva..., continuamente. I rimorsi non le davano pace o tregua, mai, mai; e ne sarebbe, sicuramente, morta in breve, come non vivrà più, se non per espiare