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dagli Orsenigo. 49

di non essere prigione. Poi, la richiuse a colpo, soltanto; e tornò verso di lei.

— «Caro signor Maurizio» - ricominciò la donna - «io spero, che Ella voglia considerarmi per amica!» -

— «Signora, io...» -

— «Ad ogni modo, faccia di non volermi male per le cose, che io vengo a dirle e che, forse, l’affliggeranno; ma... Ambasciador non porta pena.» -

— «Dica pure... comandi... Se valgo a servirla, si figuri!...» -

— «Io vengo da parte d’un’amica comune, della signora Ruglia-Scielzo...» -

— «Ahn?» -

— «Sì, da parte di lei, che, per me, non ha secreti. M’ha commesso un incarico delicato; e spero, che Ella me lo agevoli. L’amica nostra mi ha rimesso questo plico suggellato, (vegga!) per consegnarlo a Lei, in mani proprie. Prenda.» -

Il giovane si buttò sul plico, che, forse, conteneva la spiegazione dell’indovinello; e, senza neppur chiedere licenza alla signora, stracciò l’involucro. Sperava, per fermo, che racchiudesse una qualche missiva della sua fiamma; ma no! di pugno dell’Almerinda, nulla. Soltanto, le poche letterine ch’e’ le aveva scritte, a lei; ed, in pic-