Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/58

48 Dio ne scampi

trice, conturbata ed impacciata anch’essa, alza il velo; ed egli riconosce la Salmojraghi. Cosa passasse pel capo al povero Della-Morte; come egli si rendesse, momentaneamente, ragione dello scambio; quali paure presaghe lo assalissero; io non saprei dirlo. Ma previde una catastrofe. Gli si strinse il cuore; e barcollò come un uomo ebbro. Avrebbe mosso a pietà chiunque, figuriamoci la Radegonda! Se impietosisce fin lo sguardo del cane, cui, facendo mostra di gettare un osso, invece, s’è buttato un pezzetto di pane asciutto, ch’egli fiuta deluso e non sa risolversi ad addentare, e, poi, lascia lì, per tornare scodinzolando verso l’ingannatore!

— «Caro signor Maurizio!...» - cominciò la donna.

— «Scusi, signora! Io aveva traveduto... credeva... In che posso?... a che debbo?... Come tanto onore?» -

— «Quell’uscio...» -

— «È vero, mi perdoni... Un equivoco... Io non l’aveva riconosciuta... sennò, creda pure... Quel velo!...» - balbettava Maurizio, ingegnandosi di aprir l’uscio e non giungendo a voltar bene la chiave. Finalmente, respinto il maschio, girò anche la maniglia e spinse un po’ la bussola, quasi perchè la signora Salmojraghi-Orsenigo si cerziorasse con gli occhi suoi,