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dagli Orsenigo. 47

donna velata: egli butta il sigaro, brancica il giornale, rientra la seggiola. Una scampanellata; drin! drin! drin! Il grave passo del confidente, che disserra la porta: pacch! pacch! pacch! Una voce tenue femminile: zizì! zizì! zizì! momenti dopo, un picchiare con le nocche delle dita all’uscio di stanza: tocch! tocch! tocch! - «Avanti» - esclama Maurizio. Da fuori, non hanno sentito, e ripicchiano un po’ più forte: tocch-tacch! tocch-tacch; tocchtacch! - «Favorisca!» - grida lui; e corre ad aprire. S’apre la bussola ed il confidente: - «C’è una signora, che chiede di lei, signor Capitano!» - «Entri. E non ci sono per nessun altro. Sono uscito, son di servizio, sono all’ospedale, sono morto! Di’ quel, che t’aggrada, a chi mi volesse; ma non fare entrare nessuno, intendi?» -

La donna, frattanto, era entrata; e s’era accostata al terrazzino. Maurizio chiude l’uscio a doppio giro, bench’ella faccia un gesto ed un passo, come per vietarglielo, e mormori un - «No, lasci stare.» - Poi, radiante di felicità, gira su’ tacchi, muove alla volta di lei e ne prende la mano, non consenziente e non ripugnante alla stretta affettuosa. Ma, qui, s’accorge, che quella donna lì, non è quella, attesa con tanto desio; e si ferma conturbato, impacciato; e ritira la propria destra con uno: - «Scusi!» - La visita-