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46 Dio ne scampi

Dice, ansando: - «Temeva, temeva che non mi riuscisse di scappare!... Ma tanto ho fatto!... Per poco, sai!... Mi aspettavi?» - Crudele, che osa dubitarne, domandarlo! E siede, per riprendere fiato senza pur togliersi il cappellino, senza alzarsi il velo. Tu ti allontani. Ed essa a chiederti: - «Dove vai?» - Tu non rispondi. Ma chiudi l’uscio a chiave e torni a lei; e t’inginocchi a’ piedi di lei; e stringi le mani di lei; ed alzi gli occhi e le labbra, agognando, al volto velato di lei. Ed ella, piamente, pianamente, inchina verso te la faccia...

Quante e quante volte, Maurizio non aveva aspettata, così, l’Almerinda! Quante volte, questo nostro schema fantastico era stato, per lui, un fatto lieto, soave! Quante visite passate, soavissime o burrascosissime, rammentava, seduto fuori sul terrazzino, riparato da una persiana alla siciliana, con le gambe accavalciate, il sigaro, in bocca, ed un giornale non letto, in mano! Sarebbe un giorno di luna? dovrebbe litigare, per ore? ottenere, a stento, la più infima delle voluttà? violentar, quasi, la donna? Oppure navigherebbe col vento in poppa? e, come una nave, che dà in secco, si troverebbe stretto fra le braccia dell’amica, senza sforzo o pena? Tra! Tra! Tra! Tra! Una carrozza chiusa si ferma innanzi al portone; lo sportello s’apre; scende