accadrà fra poco. Chêh! la
penna incespica sulla carta; l’occhio s’ingarbuglia nella
lettura; il pensiero non sa staccarsi dalla indimenticabilissima,
da lei. Picchiano. Sarà dessa; ha fatto presto. No,
era la posta: lettere, giornali. Si dissuggellano, sbadatamente,
le buste; si rompono le fascette: ma l’occhio e la
mente non si lasciano cattivare, neppure da’ Telegrammi
e dalle Ultime Notizie. Ormai, sarebbe ora, che la giungesse!
Ripicchiano! Oh è lei senza dubbio! Neppure. È
un rompiscatole, un seccatore, un ateo, via! Ahimè, come
sbrigarsene? E s’ella sopravvenisse? Essere costretto
ad augurarsi, che la ritardi! Bestia d’un domestico; non
sapeva dire: Il padrone è uscito? E bisogna non far troppo
capire a costui quanto c’importi di rimaner soli:
sennò, capacissimo di piantarsi giù, al portone od alla
cantonata, e spiarci! Fortuna, io ti benedico! Non voleva
se non appoggiarmi una stoccata! gli si regalerebbe fin la
camicia, purchè andasse fuor degli stivali! Se n’è ito! Ma
cos’ha la signora, cos’ha, che non giunge? Ed è, già, in ritardo di venti minuti! È, già, mezz’ora, che dovrebbe esser
qua! Il campanello! Oh non sarà nemmanco lei! Sono
trascorsi trequarti d’ora! non può più esser lei. Zitto!
Un fruscìo d’abiti. S’apre l’usciuolo: è dessa, tutta ristretta
in sè, tutta imbacuccata. Dice, a bassa voce: - «Eccomi!» -