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amente, tra’ piedi, ci fa sudar freddo. E se la passasse, proprio adesso? Addio tutto! O salirebbe le scale senz’accorgersi di nojaltri e, non trovando nessuno in casa, partirebbe adontata; o, vedendoci, fermandosi, sarebbe, forse, costretta ad accettare il braccio del buon consorte, per rincasarsene con lui. Poi, lo spasseggiare, innanzi et indietro, in breve spazio, (e lo spazio deve essere breve, chè non si vuol, mai, perdere di vista il portone,) dà negli occhi troppo, può invogliare qualcuno a spiarci. Ed, in que’ casi lì, si aborre dal richiamare l’attenzione degli sfaccendati, si vorrebbe il mantel di Leombruno, l’anello del Re di Tangitania. Quanto a torto si decanta l’industria moderna, che non sa tessere o fondere arnesi cosiffatti! Non rimane se non tornarsene in camera. Si spalanca la finestra; si accende un sigaro. Ma fa troppo caldo; ma si è troppo eccitati; ma un uomo, a quell’ora, che ozia al balcone, richiama maledettamente l’attenzione delle pettegole del vicinato; ma non bisogna farsi veder chiudere la finestra, al sopraggiungere di una donna; ma si fumerà, dopo, con lei, insieme, una boccata per uno... E si butta via il sigaro; si socchiudon le persiane; si risciacqua la bocca con un po’ d’acqua di Felsina. Calmiamoci: leggiamo, scriviamo, sediamoci, qua, sul canapè; non pensiamo a ciò, che