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28 Dio ne scampi

berne, costringeva, ora, l’Almerinda a piangere e parlare.

— «Ah! non è, ch’io non creda... Ma non ho coraggio!.. Ma certe cose, le farò, le farò; pure, non ho la sfacciataggine di narrarle. Riconciliarmi? A che pro? sono indegna, sono perduta... Che giova un pentimento sterile, quando non si desiste dal peccare? E dover fingere, mentir sempre! E perchè, perchè hai fatto male, fatto male una volta, non saper tornare indietro, dannata a far, sempre, peggio, anche, quando il peccato non ha, più veruna attrattiva!... Ogni sforzo per uscir dalla fogna ti ci rificca sempre più addentro! E macerarsi e disprezzarsi e pentirsi e mortificarsi, inutilmente!...» -

La Radegonda era balzata in piedi: sorpresa, commossa, ammirando. Per lei, felice fino al disgusto, cullata da tepida bonaccia sul pelago della vita, lo spettacolo di una tempesta interna, di una infelicità profonda e sincera, era vertiginosamente attraente. Quando vide gonfiarsi di lagrime gli occhi dell’amica; quando se la sentì, convulsa, singhiozzare fra le braccia: acquistò per lei venerazione e rispetto. Res sacra miser. Se la strinse al cuore; la confortò; le fu prodiga di baci, di carezze. E, con l’insistenza di chi ama, con la curiosità di chi s’avventura per oceani innavi-