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186 Dio ne scampi

ciarono, lungamente, ripetutamente, caldamente, come avviene negli addii, che si prevengono eterni. Nè la Napoletana profferse di tornare; nè la Lombarda l’invitò, a rivisitarla, od accennò ad intenzione di restituir la visita. Quando la Radegonda si ritrovò sola, pianse, a lungo, disperatamente.


XXI.


Maurizio, frattanto, ito al circolo, al clubbe, trovò, che alquanti scapestrati, pari suoi, giocavano al lanzichenecco, ch’è, press’a poco, il nostro zecchinetto; e le poste eran grosse. Si fermò, a guardare. Lo invitarono, a sedere al tavolino, ma se ne scusò. Il marchese Barberinucci, (cui, se vi ricorda, egli doveva diecimila lire, per le quali aveva firmata una cambiale,) il contino Capecchiacci, il cavalier Bacherini, il maggior De Cristoforis, il tenente Vermaleone ed alcuni altri astanti, a motteggiarlo, sulla sua prudenza, sul suo rinsavimento: e che brutto vizio era il giuoco! e’ farebbe, pur, bene, a guarirsene! Maurizio s’arrovellava, internamente; ma, pure, si schermiva, barzellettando, spiritoseggiando, con disinvoltura, deplorando la soppressione de’ conventi, che non gli permetteva di ritirarsi, in uno