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dagli Orsenigo. 185

— «Ma, e s’egli ti piantasse?» -

— «Non sarà, mai.» -

— «Ma, pure..., se?...» -

— «Allora, io, la felicità, la riporrei, nel morire. E ten riprego, Almerinda, non parlarmi altro, su questo tema. Se non mi degni, più, ora, che sai quanto io son ferma e salda, in ciò, che tu biasimi; addio, dammi un abbraccio (o negamelo) e va, pure. Io non l’avrò per male. Io so stare, al mio posto. So quel, che la mia posizione mi obbliga a sopportare.» -

— «Radegonda mia, tu sei, sempre, la benefattrice e la salvatrice mia. Io t’amo, sempre, ad un modo; e, se mi sono spinta, nel parlare, è appunto...» -

— «Bene, allora, chiacchieriamo d’altro. Porti, ancora, il crinolino? a Napoli, s’usa, ancora? Qua, smesso, fuorchè nelle soirées; altrimenti, abiti corti. Quanto hai pagato, al metro, questa seta? è francese, neh? Ma, ora, a Como, fanno, anche, di meglio. Bel punto di nero! Hai, sempre, la stessa sarta, di quando io era, a Napoli, teco?» -

E, come se davvero queste inezie le stesser, molto, a cuore, s’infervorò, nel discorrere; nè permise, che l’Almerinda tornasse, più, sull’argomento precedente. Nel separarsi, si abbrac-