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dagli Orsenigo. 183



— «Dio mio, Dio mio! E se l’avessi incontrata! E se mi avesse riconosciuta!» -

— «Negavi di essere infelice, Radegonda. Or, vedi: a che, sei ridotta! a temer l’incontro della figliuola!» -

— «Io non ho più figliuola; mia figlia non ha, più, madre. Io sapevo, a che rinunziavo, nel lasciar la casa del Salmojraghi. Credi, che nulla mi costasse? credi, che non abbia pianto? credi, che non pianga, mai, sola? Il valore della cosa perduta, so. Ma c’è un uomo, che amo. Che amo, intendi? che mi ama, sai? E, per quanto io soffra, un sorriso di lui m’imparadisa. È il mio prescelto; e basta. Ho fissa, in lui, la mente: e nulla potrebbe compensarmelo. Egli mi riama; egli è, fin troppo, buono meco... Ma, se, anche, mi trattasse, duramente: prima di tutto, vorrebbe dire, che io meriterei quel trattamento; e, poi... preferirei una percossa della mano sua, finanche, sì, finanche a’ baci della figliuola mia.» -

— «Non dir, così, Radegonda. Tu bestemmi.» -

— «Ti dico, che l’amo, io. Mi offri l’oblio! mi offri il perdono di mio marito! La Radegonda Orsenigo non mendica e non accetta perdono, da chicchessia. E v’ha cose indimenticabili...» -