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dagli Orsenigo. | 179 |
mente, sua, in vita ed in morte. S’egli non mi discaccia, io non lo lascio, no, io; e non mi discaccerà. E, poi, non ch’io voglia rimproverarti; ma come paragonare la mia condotta alla tua?» -
— «Tu aggravi il male, con lo scandolo; tu ridicoleggi tuo marito; tu nuoci alla figliuola!» - sclamò, affastellatamente, l’Almerinda, tutta sbigottita di trovarsi, quasi, costretta a scolparsi.
— «Questo, appunto, è la mia scusa! Io nulla fingo; io nulla dissimulo; io non mi do per altra di quello, che sono. Non inganno nè Gabrio ned il mondo. Nessuna ipocrisia! Di quel, che fo, non mi vergogno.» -
— «Cinismo!» -
— «È sincerità. Io non verrò, mai, meno, agli obblighi assunti, al dovere!» -
— «Avevi obblighi anteriori, maggiori. Non profanare il nome di dovere; non appiccarlo all’ostinazione del vizio.» -
— «Nessuno, nessun altr’obbligo, io non ne aveva nessuno. Tolsi marito, perchè mel diedero, perchè lui volle, senza saper quel, ch’io mi facessi; in età, quando non si ha carattere. Ma lui, Maurizio, no: l’ho scelto, consciamente, liberamente; l’ho voluto io. Ed ho ben fatto; e ratifico la mia scelta.