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perpetuo, infelice. Vedrai: sarà obbligato a dar le dimissioni o passerà per qualche consiglio di disciplina; quest’uomo, che, mantenuto da te, non se ne vergogna, neppure, che ti tratta brutalmente...» -

Il ritratto non era lusinghiero: ci aveva molta somiglianza, ma dell’esagerato, anche, e del falso, in buon dato. La Salmojraghi-Orsenigo si drizzò stizzita, come serpe calpesta.

— «Niente di vero, in quanto blateri. Il Salmojraghi parla, per bocca tua. Chi sta a sentire i mariti, sul conto degli amanti de le mogli? Mi son’io lagnata, io? Segno, che vivo contenta e beata. S’io mi credessi indegnamente trattata, male apprezzata, cosa mi obbligherebbe, a starmene, con esso lui? Nulla, al mondo, potrebbe obbligarmici. Io non gli sono vincolata, se non dalla mia volontà, dalla stima, dall’affetto...» -

La Ruglia-Scielzo si avventurò a proporre una pregiudiziale, della quale s’è, troppo, abusato: - «Ma, se una mal concetta passione ti fa velo all’intelletto!...» -

In una discussione sulla condizione delle proprie facoltà mentali, la Salmojraghi-Orsenigo non ci si volle impelagare. Anzi, proseguì, con impeto, sempre, crescente: - «E dato e non concesso... Mettiamo pure, che Maurizio, quel