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dagli Orsenigo. 175

— «Nossignora; nessuno mi ha sedotta. Ned io son tale, da lasciarmi sedurre, io. Me gli son data, me gli sono offerta, io, sponneamente, perchè l’amava. E, se vuoi saper tutto, l’ho amato, da quel giorno, in cui, a Napoli, da lui, l’ho visto soffrir tanto ed egli dovette credermi sua nemica.» -

— «Sì, amore! Cara te, inorpella, con quante belle parole vuoi, il vizio, sempre quello è. Scusati, con un accesso di pazzia: e va bene! Ma non può darsi amore, dove non è virtù, dove non è conformità alla legge divina. Il dico, pel mio passato, come pel tuo presente. Eppure, vedi, io era, forse, più scusabile, più compatibile, almeno. Era più giovane! sai, che marito avessi!... L’esempio terribile, che tu hai sortito, in me, avrebbe dovuto esserti d’insegnamento. E, poi, questo signor Della-Morte, allora, poteva, forse, aver qualche prestigio, allora. Giovane, franco, ardito, onesto, coraggioso, puntiglioso, prometteva. Ora, è maturo e divenuto... che? cos’han mantenuto le promesse? Dimmelo tu! Da quel bozzolo misterioso, cos’è sfarfallato? Un giocatore, un beone, un perturbatore di famiglie. Egoista, che, per misera soddisfazione di libidine e forse, soltanto, di amor proprio, ti ha rapita e resa, in per-