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dagli Orsenigo. 171

— «Ah, dunque, non isbagliai, iersera, in via Cerretani. Ma... ti ha detto... ch’io non istò sola?» -

— «Io l’ho saputo... a Napoli.» -

— «E... sai con chi sto?» -

— «So tutto, tutto, Radegonda. So, pure, che hai dovuto soffrir, molto. E so, che, a me, non si spetta il giudicare. E so, che, altra volta, io era, quasi, nella stessa condizione, in cui vivi tu, al presente; e, che, senza il tuo consiglio, senza la mano pietosa, che m’hai porta...» -

— «No, lascia... Non parliamo del passato, Almerinda.» -

— «Con te, posso parlarne: tu sai quel, che tutti ignorano. Tu m’hai sovvenuta, nel momento difficile; tu m’hai sollevata, dalla abiezione: tu, indulgente; tu, operosa; tu, più che madre, più che sorella. A te, debbo la pace dell’animo; e di sperare, ancora, nella vita eterna; e di abbracciare i figliuoli, senza strazio. L’esempio tuo mi compunse, ruppe il mio orgoglio. La vista dell’ingenua e piena felicità...» -

— «Almerinda, io te ne scongiuro, non riparlarmi del passato!» -

— «A te, debbo parlarne. Ecco, le parti sono mutate. Eccomi felice, in grazia tua; e