Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/165


dagli Orsenigo. 155

qualunque scappuccio, con una femmina da conio; ma quel, che non poteva, in guisa alcuna, ammettere, si era, ch’egli riappiccasse, con l’antica fiamma. Questo, poi, no! Ed, ora, la preoccupazione dell’amico le sembrava aver dovuto esser, almeno in parte, cagionata, anche, dal sapere l’Almerinda in Firenze, dall’averla, probabilmente, vista e, chi sa? forse, anche, intrattenuta. La fantasia creava mille tormenti, a lei poveretta. Non toccò cibo; e, perplessa, turbata, aspettò, con ansia insolita, il tardo ritorno dell’ufficiale, che l’immaginazione le rappresentava allato all’Almerinda.

Egli non fu in casa, se non lunga pezza dopo la mezzanotte; forse, più stizzoso dell’usato. Ed ella, dimenticando la prudenza solita, scelse, appunto, quella sera e quel momento, per chiedergli con insistenza, con ressa, con improntitudine, onde, onde venisse? e come e dove avesse spesa la serata?

— «Dove sei stato?» .

— «In qualche parte.» -

— «Ma dove, dove?» -

— «Che t’importa?» -

— «Voglio saperlo!» -

— «Voglio, voglio! E s’io non volessi dirtelo?» -

— «Oh, stavolta, dovrai parlare!...» -