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dagli Orsenigo. 151

Che sia quella medesima vertiginosa attrattiva, che ogni pericolo, ogni cosa nociva esercita su di noi? Che sia il piacere di sentirsi dominato, soverchiato, annichilato, di dover chinar la fronte sotto il nerbo di un braccio robusto? Anche i popoli sogliono amare e venerar, più, que’ principi, che, selvaggiamente, l’infrenano.

Se, quindi, come corse voce, il sor Capitano trascorse a percuotere la signora, che avea seco, fece atto non solo infame, ma dissennato, che andava contro al suo intento aperto. La donna, invece di allontanarsi da lui, gli fu, maggiormente e più pienamente, devota. Ella aveva scelto; aveva fissa, in lui, la mente, e non concepiva, neppure, la possibilità di mutar pensiero. - «Oh bella» – dirà la signoria del lettore – «ma se aveva, già, mutato una volta! o non aveva lasciato il marito per lui?» - Sì! il marito! Il marito non conta. Il marito non è un amante, è un altro genere di relazione. E, poi, che aveva preso marito, sapendo quel, che si facesse? oppure fanciulla, inesperta, indotta, ignara? Non è, mica, l’imprudente parola, detta a diciotto o vent’anni, ma la seria e parola grave, profferita in età matura, che bisogna considerare.