Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/152

142 Dio ne scampi

que prezzo. - «Povera Radegonda! quanto deve essere infelice! come straziata da rimorsi!» - Così, pensava la Ruglia Scielzo, giudicandola da sè. Inoltre, la lettera del Salmojraghi accennava a brutalità, a maltrattamenti, a mancanze di riguardi ed indelicatezze del Della-Morte: sicchè, alle angosce, prodotte dalla coscienza della propria colpa, chi sa quante altre se ne aggiungevano, nella Radegonda: quanti patemi, quante mortificazioni, quante privazioni! Per avventura, dolori materiali e corporali, eziandio. Assisterla, redimerla, era dovere, debito sacro, per chi era stata assistita e redenta, da lei.

Poi, questa relazione, con Maurizio appunto, con quel Maurizio, onde la Salmojraghi-Orsenigo aveva salvato lei, eccitava la curiosità ed, anche un po’, sebbene inconsciamente, il dispetto della Ruglia-Scielzo. Siamo uomini: e (non c’è, che fare, nè servirebbe il negarlo) ogni nostro sentimento è un composto, un amalgama di quelli, che addimandan buoni e nobili, e di quelli, che qualificano bassi e volgari. La Radegonda e Maurizio, amanti! Come e quando, era cominciata la pratica? forse, fin da quando, stavano entrambi, in Napoli? Forse, fin da prima, che la Radegonda diventasse confidente dell’Almerinda? E, per questo, la Radegonda aveva, forse, con tanta risolutezza, in-