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dagli Orsenigo. 133

frate io, e biascicare, tutto il giorno, orazioni con esso lei, s’inganna a partito. Voglio vivere, vivere; e cavarmeli tutti, i capricci! Della mia libertà d’azione, poi, mi sproprio, solo, fino ad un certo punto. Agli svaghi, non rinunzio. Non a’ cavalli: nojaltri, ci vuole la stalla, per istar bene: qualch’ora me la sbirbo, così. E qualch’altra, col bersaglio. Caspita! Monzù l’ha presa pacificamente; ed ha resa inutile l’abilità mia. Ma può darsi, che mi valga l’esser valente. E quest’aspettativa ha, pur, da finire! E tornerò al Reggimento! L’avrò, sempre, appiccicato, il vescicante: ma l’abitudine m’ajuterà a comportarlo. Ed, insomma, bisognerà, ch’ella si pieghi al mio modo di vivere, perchè, già, non son disposto a tollerar la cavezza, io; ho già troppo delle carezze!» —