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dagli Orsenigo. 115

nipote, al progenero? Sosterrebbe, non esser vero nulla? O che altro? Uff! che impiccio!

La Radegonda, riavutasi, cominciò a parlare, più ordinatamente, a Mamma Teresa; e non le nascose nulla. E parlava, così appassionatamente, ed era bella tanto e le brillavano, talmente, gli occhi, per l’intima felicità sua, che il marito stesso non avrebbe saputo condannarla, forse, se avesse potuto dimenticare d’esser parte in causa. Figuriamoci, un po’, la nonna, usa a travedere per quella ragazza! E non ebbe cuore di farle un’osservazione, nonchè un rabbuffo. E (quando la Radegonda, guardando l’oriuoletto, si alzò, per partire, e si disse aspettata), non osò, neppure, trattenerla un istante, benchè la sapesse aspettata da quell’ufficiale; e l’abbracciò, col sorriso stesso, con cui l’avrebbe lasciata sulla soglia della camera nuziale. Mamma Teresa era, senza dubbio, una pessima educatrice; e, davvero, troppo indulgente. Ma le pareva, che, chi, omai, ha afferrato il porto debbe compatir, molto molto, a’ pericolanti, in alto mare. Ma voleva praticare il precetto: Tout comprendre, c’est tout pardonner; nè s’accorgeva, quanto fosse sofistico. Ma pensava, che le sventure vengono, pur troppo, e gravi e da sè; perchè privare que’, che amiamo, delle poche dolcezze, che loro si offrono? perchè loro amareggiarle?