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Povera ragazza! calmati, che ti verrà qualcosa! Gesù! Gesù! Calmati!» -

Le parole erano mancate alla giovane donna, terminando in singhiozzi; piangeva, convulsa, con le tempie di fuoco e le mani ghiacce. E la nonna, che avrebbe, pur, voluto e dovuto riprenderla, sgridarla, esortarla a mutare indirizzo e condotta, vedendola soffrire ed agitarsi, le mancava il coraggio. Si rinnovava il caso, di quando una lacrimetta della Radegonduccia bambina cambiava, in consolatrice, colei, che, pure, avrebbe inteso, debitamente, castigarla.

Una creatura tanto bella, che strazio il vederla soffrire!... La vecchierella, ad affaccendarsele intorno. La fece riavere slacciandola e col liquor-anodino. Non brontolò una parola di rimprovero, di biasimo: sarebbe stata, forse, inopportuna e, certo, bugiarda. In fondo, a lei, nonna anzi madre della Radegonda, cosa doveva importare, esclusivamente? La soddisfazione, la felicità di questa; non altro. E ’l danno e lo scorno del Salmojraghi, solo, in tanto, starle a cuore, in quanto poteva importar conseguenze dannose e funeste, per la Radegonda stessa. Ed era cristiana, o si diceva: ma il dannoso ed il funesto, per lei, stava, principalmente, nelle cose materiali! Frattanto, però, si trovava in un bell’impiccio, ma bello davvero! Cosa direbbe, al marito della