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110 Dio ne scampi

la contristerebbe di certo? come uccidere, su quelle labbra, il sorriso incantevole, che le subapriva? Pure, si fece forza; e cominciò: - «Stamane, ho visto tuo marito...» -

La fronte della Radegonda si corrugò, impercettibilmente, come ci suole accader, quando chi siede a pianoforte stona e non possiamo gridare ahi! per un riguardo qualsiasi. Fortunati i cani, che, liberi da ogni umano rispetto, cinici per natura, abbajano senza scrupolo, allorchè si tocca la corda, ch’è loro antipatica! La giovane sprigionò, dalla chiostra de’ denti, semplicemente, il solito suo: - «Ahn?» -

— «Senti, oh! Radegonda, com’è teco, da qualche tempo, lui?» -

— «Chi?» -

— «Tuo marito, il Salmojraghi.» -

— «E vuoi, che ci badi, io? Ho altro, pel capo.» -

— «Cosa puoi avere, pel capo, di più importante del marito, della famiglia? Ascolta, figliuola mia! Tu sai, s’io t’amo; è inutile, che io ti prevenga di non interpretar male...» -

— «Oh mamma, che prolegomeni! che faccia seria! che solennità! Cosa c’è? Mi sembri, come, quando io, da bambina, l’aveva fatta, qualche impertinenza grossa, e che m’avevi da castigare.» -