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dagli Orsenigo. 109

appena ricevuto il pistolotto: ed, avanzandole un pajo d’ore libere, prima d’uno appuntamento con Maurizio, pensò di passarle con quella, che le aveva fatto da madre. Era stata tanto occupata e felice, negli ultimi tempi! e felicità vuol dire oblio d’ogni cura, anzi d’ogni cosa, tranne il pensiero, che c’inebria e bea. Uno interesse, potente e sommo, governava, ora, la vita di lei; ed, innanzi a quello, spariva tutto, tutto. Ma, come que’ ghiottoni, che vogliono provare un vino delizioso sopra diverse vivande, per assaporarlo differentemente: così, voleva essa gustare un colloquio e gli amplessi di Maurizio, anche, uscendo dalle braccia e di casa la nonna: dalla casa, ove era stata educata, donde uscì, per andare a nozze.

La buona vecchia non riabbracciava la Radegonda, da un pezzo: dacchè questa, incontrato il Della-Morte e stretta con lui relazione, aveva incominciato a riaversi. Al vedersela mutata in meglio, fresca come rosa di maggio tutta aperta, in su lo stelo, vispa, giuliva, scherzevole, provò una consolazione da non dirsi. Eccole a chiacchierare de omnibus rebus; e non se ne finiva più. La mamma della Radegonda era morta nel parto, giovanissima; alla vecchia Teresa, pareva vedersela rediviva nella nipote. Come mettere il discorso su di un tema, che