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108 Dio ne scampi


XIII.


Povera nonna! sentir questo della Radegonda sua, lei, che la credeva, sempre, felice in famiglia, sempre, amante del marito! Figurarsi, come si afflisse! con quanto zelo, promise, al Salmojraghi, adoperarsi, acciò venisse in chiaro l’innocenza della Radegonda e si dileguasser le apparenze, che, secondo lei, avevano dovuto ingannare il banchiere: perchè, della nipote, rispondeva lei. Impossibile, che una Orsenigo facesse spropositi. Una Orsenigo! Una figliuola di sua figlia! La figliuola della Maria Averoldi negli Orsenigo! La nipote della Teresa Cazzaniga negli Averoldi! mai più! mai più! mai più! Lasciasse, dunque, fare a lei; e si chiamerebbe contento. E scarabocchiò, lì per lì, su due piedi, subito subito, un bigliettino di quattro righi alla nipote: - «Cara Radegonda, figliuola mia benedetta, tu dimentichi la tua vecchia nonna, che ha bisogno di vederti. Passa, oggi stesso, da casa mia, se puoi; senza la Clotilduccia, per parlare, più liberamente, insieme. Ti abbraccio, figlia mia carissima. La tua madre affezionatissima, Teresa.» -

La Radegonda, vergognosa e compunta di aver trascurata la sua, tanto, buona nonna, si vestì,