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proni cadevano; e i cocchi su loro, con alto fragore.
Oltre la fossa, diritto balzarono i pronti cavalli
380cupidi al corso, immuni da morte, che i Numi a Pelèo
diedero, fulgidi doni: spingealo contro Ettore il cuore,
che lui colpir bramava: volavano a corsa i cavalli.
Come di sotto al nembo s’aggrava la livida terra,
nei dí d’autunno, quando con piú vïolenza la pioggia
385Giove sugli uomini versa, se cruccio, se sdegno lo prese,
quando nell’assemblea decretano leggi non giuste,
e la giustizia via discacciano, e spregiano i Numi:
di tutti quanti i fiumi si gonfiano allor le correnti,
impetuosi i torrenti circondan, come isole, i clivi,
390verso il purpureo mare scorrendo con alto fragore,
precipitando dai monti, struggendo gli uomini e i campi:
rumoreggiavan cosí, fuggendo, i cavalli troiani.
     E Pàtroclo, poi ch’ebbe tagliate le prime falangi,
verso le navi di nuovo li spinse, né presso alla rocca
395tornare li lasciò, per quanto n’avessero brama,
ma tra le navi e il fiume li spinse, e l’eccelsa muraglia,
e ne faceva strage, traeva di molti vendetta.
Prònoo prima qui colpí con la lucida lancia,
nel petto ignudo, sotto lo scudo. Cadendo, un rimbombo
400diede, e rimase morto. Lanciandosi ancora all’assalto,
Tèstore uccise, figlio d’Enòpo. Sul carro elegante
curvo egli stava: ché invaso l’aveva sgomento, e di mano
gli erano scórse le briglie. Vicino gli stette, la lancia
ne la mascella destra gl’infisse, fuor fuori pei denti,
405e in cima all’asta cosí lo levò, su dall’orlo del carro,
come un immane pesce, talor, da una rupe sporgente,
un pescatore leva con l’amo lucente e la lenza: