20Pàtroclo, e tu cosí rispondevi, con gemiti lunghi:
«O tu che il primo sei di forza fra tutti gli Achivi,
non t’adirare, Achille! Gran cruccio ha prostrati gli Achivi:
però che, quanti eroi piú saldi alla pugna eran prima,
giacciono tutti sopra le navi, colpiti o trafitti: 25giace colpito il pro’ Dïomede, figliuol di Tidèo,
giaccion feriti Ulisse, maestro di lancia, e l’Atríde:
ferito nella coscia da un dardo, anche Eurípilo giace.
E attorno a lor, gli esperti dei farmachi, i medici, stanno,
per risanar le piaghe, né, Achille, tu punto ti plachi. 30Mai non mi colga uno sdegno siffatto, terribile eroe,
come or tu covi! Quale dei posteri avrà giovamento
da te, se da rovina tu adesso non salvi gli Achivi?
Cuore spietato! Tuo padre non fu, no, Pelèo cavaliere,
Tèti non fu tua madre: nascesti dal cerulo mare, 35o da scoscesa rupe: ché troppo è crudele il tuo cuore!
Se poi qualche responso dei Numi schivare tu pensi,
se qualche profezia di Giove t’ha detta tua madre,
almeno manda me, di Mirmídoni dammi una schiera,
se mai raggio di luce brillare potesse agli Argivi. 40E l’armi tue concedi ch’io cinga alle membra: i Troiani
forse, credendomi te, schivare vorranno la pugna.
Solo un momento basta per dare sollievo ai guerrieri;
e facilmente, se, freschi, piombiamo sopra uomini stanchi,
lungi dai legni e le tende potremo respingerli a Troia». 45Cosí disse pregando, l’ignaro, lo stolto: ché il danno
egli cosí per sé pregava, la Parca e la Morte.
E a lui, pieno di cruccio, cosí disse Achille veloce:
«Pàtroclo, ahimè!, progenie di Giove, che cosa m’hai detto?
Pensiero io non mi dò di qualche responso ch’io sappia,