200Ed Iri a lui, la Diva che i piedi ha di vento, rispose:
«Sire dal crine azzurro, che cingi, che scuoti la terra,
riporterò questi aspri superbi tuoi detti al Croníde,
o un po’ vorrai piegarti? Pieghevole è il cuore dei buoni:
degli anziani, l’Erinni, lo sai, seguon sempre le parti». 205E a lei rispose il Nume che cinge, che scuote la terra:
«O Dea, queste parole che dici, son molto opportune,
e bene è che a giustizia s’ispiri, chi reca un messaggio;
ma questo è fiero cruccio che il cuore e lo spirito opprime,
quando ei con iraconde parole rampogna chi pari 210è nei diritti a lui, soggetto allo stesso Destino.
Pur, questa volta voglio, sebbene adirato, piegarmi;
ma un’altra cosa dirti, ma questa minaccia vo’ fare:
se contro il mio volere, se contro il volere d’Atena
vaga di prede, e d’Era, d’Ermète e d’Efesto sovrano, 215l’eccelsa Ilio vorrà risparmiare, né abbatterla al suolo
vorrà, né la vittoria concedere ai figli d’Acaia,
sappia che l’ira mai si potrà nei cuor nostri placare».
E cosí detto, lasciò gli Achivi, Posídone, e mosse
al mare, e vi s’immerse; né piú lo trovaron gli Achivi. 220E allora, il Dio che aduna le nuvole, disse ad Apollo:
«Febo, diletto mio, cerca Ettore armato di bronzo,
però che il Dio che stringe la terra, che scuote la terra,
mosse al divino mare, schivò la mia collera fiera:
se no, di nostra zuffa saputo anche avrebbero i Numi 225ch’ànno soggiorno sotterra, che vivono a Crono d’intorno.
Ma molto meglio è stato per me, molto meglio per lui,
ch’egli, sebbene irato, schivò di mie braccia la furia:
ché non poteva senza sudore finir la contesa.
Ora, via, dunque, in pugno questa ègida ornata di frange