140o sono morti, o ancora morranno. Difficile cosa
è la progenie salvare degli uomini tutti, e le schiatte».
E, cosí detto, il Nume furente sul trono rimise.
Ed Era, poi chiamò Apolline fuor dalla reggia,
con Iri, che i messaggi recava dei Numi immortali, 145e, favellando, ad essi con queste parole si volse:
«Vi vuole entrambi Giove, che all’Ida corriate al piú presto;
e, poi che giunti siate, venuti al cospetto del Nume,
le sue parole, i suoi comandi ponete ad effetto».
E, cosí detto, di nuovo la Dea dalle candide braccia, 150s’allontanò, sedé sul suo trono. Partirono quelli,
giunsero all’Ida irrigua di fonti, nutrice di fiere:
Giove trovarono qui, su la vetta del Gàrgaro estrema,
seduto; e a lui d’attorno di nuvole un serto fragrante.
Giunti dinanzi a Giove che i nuvoli negri raduna, 155stettero i due; né l’ira pervase la mente del Nume,
poi che ubbiditi vide cosí della sposa i comandi.
E prima ad Iri queste veloci parole rivolse:
«Iride, muòviti, corri veloce, e a Posídone sire
reca questi ordini miei, né sii messaggera fallace: 160digli che omai desista da pugne e da zuffe, e che torni
alla tribú dei Numi, di nuovo, ed al mare divino;
ché poi, se i detti miei non vuole ascoltare, e li spregia,
rifletta bene a questo, consideri bene: non osi
starmi di fronte, per quanto sia forte, se io lo assalisco, 165perché molto di forze, ti dico, lo supero; e nato
sono prima di lui, per quanto il suo cuore non tremi
di dirsi uguale a me, che faccio tremare tanti altri».
Cosí diceva; ed Iri dal piede di vento, fu pronta,
e dalle vette mosse dell’Ida verso Ilio la sacra.