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CANTO XIII 3



     Spinti i Troiani cosí con Ettore, sopra le navi,
Giove qui li lasciò, fra pianti e continuo travaglio;
ed egli altrove gli occhi fulgenti rivolse, a guardare
lungi, la terra dei Traci che allevan corsieri, dei Misi
5prodi a combatter da presso, dei belli Ippomòlgi, che latte
cibano equino, degli Abî, fra gli uomini tutti i piú giusti;
né verso Troia piú volgeva il suo fulgido sguardo,
perché nessuno, certo, pensava, dei Numi d’Olimpo,
osato avrebbe dare soccorso ai Troiani e agli Argivi.
     10Però, cieco il Signore che scuote la terra, non era:
stava a vedetta, mirava stupito lo scontro di guerra,
alto, sovressa la cima piú alta di Samo di Tracia
fitta di selve; e di qui distinta vedea tutta l’Ida,
vedeva la città di Priamo, ed i legni d’Acaia.
15Quivi era accorso, balzando dal mare; e pietà degli Achivi
sentia, cosí fiaccati, ardea contro Giove di sdegno.
Giú, senza indugio, balzò dai dirupi del monte, volgendo
rapidi i passi: i monti tremavano eccelsi e le selve
sotto i piedi immortali del Nume che scuote la terra.