20una catena d’oro, che non si frangeva; e nell’ètra
tu rimanesti appesa fra i nembi. Fremevano i Numi,
ma non poterono a te farsi presso, né darti soccorso,
ché chi coglievo afferravo, scagliavo dai picchi d’Olimpo,
sí che alla terra giungesse sfinito. Né ancora dal cuore 25tutto m’uscí l’acerbo tormento per Ercole prode,
che tu, cuore maligno, tramando con Borea l’inganno,
convinte le procelle, lanciasti sul mare infecondo,
e lo spingesti quindi ai lieti soggiorni di Còo.
Io l’affrancai di qui, sebben dopo molti travagli, 30salvo alla terra d’Argo che nutre i corsieri, l’addussi.
Ricordo io te ne fo, perché tu dall’inganno desista,
perché tu veda quanto ti giovino il letto e l’amore
che tu con me, d’Olimpo scendendo a frodarmi, godesti».
Disse. Ed un gelo invase la Diva dagli occhi fulgenti, 35e a lui rispose, e queste veloci parole rivolse:
«Sappia la Terra, sappia la volta superna del Cielo,
sappia di Stige l’acqua che scorre sotterra — pei Numi
è questo il piú solenne d’ogni altro e terribile giuro — ,
sappia la sacra tua testa, e il letto di nozze, ch’entrambi 40ci accoglie, e non potrei mentire, giurando il tuo nome —
che non per mio volere soccorre gli Achivi, e sconfigge
Ettore e i suoi Troiani, il Nume che scuote la terra;
ma la sua brama stessa lo spinge, e cosí gli comanda;
ch’ebbe pietà, vedendo fiaccati gli Achei presso i legni. 45Io stessa, anzi, potrò consigliarlo che batta la via,
che tu, signor che addensi le nuvole negre, gli additi».
Cosí diceva. E rise degli uomini il padre e dei Numi,
e, a lei parlando, queste veloci parole rivolse:
«Era, oh!, se tu davvero, signora dagli occhi lucenti,