Pagina:Iliade (Romagnoli) II.djvu/58







     Ora, poiché, fuggendo, di là dalla fossa e dai pali
furono giunti, e molti, per mano dei Dànai, spènti
presso i lor carri, infine, trattenner la fuga i Troiani,
pallidi pel timore, disfatti. — E sui picchi dell’Ida
5Giove si ridestò, presso ad Era dall’aureo trono.
Surse, d’un balzo, il Nume; e vide i Troiani e gli Achivi,
quelli volgendosi a fuga, da tergo incalzandoli questi,
che seco avean compagno il Nume che scuote la terra.
E vide Ettore al piano giacente, e d’intorno i compagni.
10Privo di sensi egli era, oppresso d’anèlito grave,
sangue vomiva: ché il colpo vibrato non fu da un imbelle.
Lo vide, e pietà n’ebbe degli uomini il padre e dei Numi,
e un bieco sguardo ad Era, terribile, volse, e le disse:
«Era, di frodi maestra, di certo il tuo perfido inganno
15Ettore fuor dalla pugna gittò, mise in fuga le genti.
Ora, io non so se convenga che il frutto tu gusti per prima
della tua trama iniqua, se t’abbia a sferzare di colpi.
Non ti ricordi, quando pendesti dal cielo? Una incude
ti strinsi ad ogni piede, d’intorno alle mani t’avvinsi