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50-78 CANTO XIV 37

50altri ancor degli Achei contro me, come Achille Pelíde,
né piú vogliono a schermo dell’ultime navi pugnare!».
     Nèstore a lui cosí, cavaliere gerenio, rispose:
«Questi, purtroppo, omai, son fatti seguíti, e disfarli
neppur Giove potrebbe Croníde, che tuona dal cielo.
55Crollato è infatti il muro, del quale pur fede avevamo
che baluardo mai franto sarebbe alle navi e ai guerrieri,
e senza posa i Troiani combattono presso le navi,
senza pietà: né vedere potresti, per quanto cercassi,
da quale parte a fuga son volti gli Achei: con tal mischio
60cadono sotto i colpi, salendone al cielo le grida.
Ora, pensiamo come potranno finir questi eventi,
se mai ne giovi il senno: tornare noi stessi alla zuffa,
non ne darei consiglio: ché male combatte un ferito».
     E a lui cosí rispose l’Atríde, signore di genti:
65«Nèstore, poi che ai legni vicino ora infuria la zuffa,
né punto valse il muro ch’ergemmo, né punto la fossa,
per cui tante fatiche durarono i Dànai, sperando
che baluardo saldo sarebbe alle navi e ai guerrieri,
certo il volere questo deve esser di Giove possente,
70che senza gloria, d’Argo lontano, periscan gli Achivi.
Ben lo vedevo, quando volgevasi ai Dànai benigno,
e vedo ora che esalta, che assimila a Numi i Troiani,
ed irretisce a noi fra ceppi le mani e il coraggio.
Ora, su via, tutti adesso facciamo cosí come io dico:
75le navi tratte in secco piú presso alla spiaggia del mare,
tutte si spingano giú nel mare divino, lontano,
dove profonda è l’acqua, si tengan sull’àncore fisse,
sinché giunga la notte, se pongano allora i Troiani