620La scorticarono poi, l’acconciarono bene i compagni,
fatta con arte a pezzi, l’infissero poi negli spiedi,
la fecero arrostire con cura, allestirono tutto.
Automedonte, dentro canestri eleganti, dispose
sopra la tavola il pane: divise le carni il Pelíde. 625Su le vivande imbandite gittarono tutti le mani:
e poi che fu placata la brama del bere e del cibo,
Priamo, di Dàrdano figlio, mirava, stupendone, Achille,
quale era, e quanto grande, che un Nume sembrava a vederlo.
E Achille anch’ei guardava, stupito, di Dàrdano il figlio, 630il bello aspetto suo vedendo, ascoltandone i detti.
E poi che furon sazi cosí di guardarsi l’un l’altro,
Priamo a parlare prese per primo, che un Nume sembrava:
«Lascia che a letto io vada, progenie di Numi: ché presto
prendiam ristoro entrambi, sopiti nel sonno soave: 635ché non si chiusero mai sotto i miei sopraccigli questi occhi,
da quando è per tua mano caduto il mio figlio diletto;
ma sempre gemo, sempre mi cruccio d’innumeri affanni,
nel mio cortile sempre mi voltolo fra la lordura.
Invece, adesso ho pane mangiato, purpurëo vino 640m’è per la gola sceso: finora non m’ero pasciuto».
Disse. E ai compagni e alle ancelle die’ ordine allora il Pelíde
che sotto il portico un letto ponessero, e sopra, le coltri
belle, di porpora; e sopra stendessero ancora i tappeti
ed i villosi mantelli, ché il vecchio potesse coprirsi. 645Quelle, stringendo in pugno le fiaccole, uscîr dalla tenda,
e con sollecita cura fûr súbito pronti due letti.
E disse allora Achille, di téma pungendogli il cuore:
«Dormi qui fuori, o caro vegliardo, ché alcun degli Achivi
giunger non debba qui, di quelli che son consiglieri,