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278 ILIADE 847-876

chi la colomba poi fallisca, e colpisca la fune,
poiché sarà sembrato da meno, si tenga le scuri».
     Cosí diceva. E surse la forza di Teucro sovrano,
860e Merióne poi, d’Idòmene prode scudiere.
Preser le sorti, e in un elmo di bronzo le scossero. E primo
Teucro fu dalla sorte prescelto; e lanciò con gran forza
la freccia; ma non fece promessa ad Apollo che offerta
avrebbe a lui d’agnelli pur nati una insigne ecatombe;
865e la colomba fallí: ché la gloria a lui Febo contese:
colpí, rasente al suolo, la fune che il piede stringeva,
e allora, si lanciò la colomba, alta al cielo, e la fune
lenta ricadde a terra: levarono un grido gli Achivi.
L’arco di mano allora Meríone in fretta gli tolse:
870da un pezzo il dardo in pugno stringea, mentre l’altro tirava;
e senza alcuno indugio, promise ad Apolline Febo
che gli offrirebbe d’agnelli pur nati una insigne ecatombe.
La trepida colomba volava fra i nuvoli a spira:
Meríone la mirò, la colpì sotto l’ala, nel petto.
875Passò da parte a parte la freccia, ed a terra ricadde,
si conficcò nel suolo dinanzi ai suoi pie’. La colomba
su l’albero posò della nave cerulëa prora,
lasciò pendere il collo, giú caddero entrambe anche l’ali,
e dalle membra volò lo spirito presto: e lontana
880poi procombe’. Mirando, stupirono tutte le genti.
E Merióne allora si prese le dieci bipenni,
e Teücro portò nei concavi legni le scuri.
     Ed il Pelíde una lancia posò che gittava lunga ombra,
ed un lebète intatto dal fuoco, ed inciso di fuori,
885premio alla gara; e in pie’ si levaron maestri di lancia.
Surse Agamènnone primo, possente figliuolo d’Atrèo,