che giunse a Tebe il dí che l’esequie d’Edipo defunto 680si celebrava; e ottenne vittoria su tutti i Cadmèi.
Si adoperava a lui d’attorno il figliuol di Tidèo,
e gli faceva cuore, ché assai vincitor lo bramava.
Prima gli cinse al corpo d’intorno una fascia, e le guigge
poscia gli diede, bene tagliate, di bove selvaggio. 685Cinte le fasce, entrambi si fecero in mezzo alla lizza,
l’uno di fronte all’altro, levando le mani gagliarde.
L’uno su l’altro piombò, si mischiaron le mani pesanti,
e orrendo un croscio fu di mascelle, e scorreva il sudore
giú dalle membra tutte. Quand’ecco, avventandosi, Epèo 690mentre guatava qua e là, gli colpí la mascella; né quegli
resse piú a lungo; e qui si fiaccaron le fulgide membra.
Come allorquando il mare s’increspa alla Bora, su l’alghe
balza del lido un pesce, che poi negro il flutto nasconde:
tale il colpito balzò. Ma le mani il magnanimo Epèo 695per rialzarlo stese. Gli furono intorno i compagni,
e lo condussero via, che livido sangue sputava,
e strascicava i pie’, penzolandogli il capo da un lato.
In mezzo a loro, privo di sensi lo fecer sedere,
e presero, e vicino gli poser la gemina coppa. 700La terza gara allora propose il figliuol di Pelèo,
della penosa lotta, mostrandone i premii agli Argivi.
Pel vincitore offerse un tripode grande, da fuoco,
a cui davano il prezzo gli Argivi di dodici buoi:
per lo sconfitto poi, come premio, una femmina pose 705che sperta era di molti lavori, e valea quattro bovi.
Poi surse in piedi, e queste parole rivolse agli Argivi:
«O voi che in questa gara volete provarvi, sorgete!».