620oltracotanti, che mai satolli non siete di guerre,
né d’altre colpe immuni pur siete, né d’altre vergogne:
quelle con cui m’avete macchiato, tristissimi cani,
senza temere l’ira tremenda di Giove ospitale,
che un dí la vostra eccelsa città deve abbattere certo: 625voi che la sposa mia legittima, e tanti miei beni,
empî, poi ch’ella bene v’accolse, m’avete rapiti;
ed ora, sopra i legni veloci, volete per giunta
gittare il fuoco infesto, per fare sterminio d’Achivi!
Pur, vi dovrete un giorno, per quanto rissosi, frenare. 630Dicono, o Giove padre, che tu tutti gli uomini e i Numi
vinci di senno; eppure, da te tutto questo proviene:
di quanta grazia ancora sei prodigo a questi Troiani
oltracotanti, pieni mai sempre di voglie malvage,
che sazi mai non sono di stragi, di guerre crudeli. 635Sazie le genti potrai d’ogni cosa veder: dell’amore,
del sonno, delle dolci canzoni, del ballo elegante,
cose che piú della guerra si bramano, a farcene sazi;
ma sazi mai non sono di guerre, i Troiani superbi».
E, cosí detto, l’armi strappò dalle membra cruente, 640ed ai compagni le die’ Menelao senza macchia: egli stesso
quindi alla pugna tornò, fra i suoi, nelle file primiere.
Contro qui gli balzò del sire Pilèmeno il figlio,
Arpalïóne, che il padre seguí per combattere ad Ilio,
né piú fece alla patria ritorno. Costui da vicino 645con la sua lancia, a mezzo lo scudo colpí dell’Atríde;
ma non potè fuor fuori la punta di bronzo passarlo;
ond’ei si ritirò fra i compagni, a schivare la morte,
guardando tutti in giro, ché alcun non l’avesse a ferire.
Ma in quella gli scagliò Meríone una lancia di bronzo,