Ma ne le stanze interne sedeva al telaio, e tesseva 440duplice un manto di porpora, a fiori di varii colori;
ed alle ancelle di casa ricciute avea l’ordine dato
che sovra il fuoco ponessero un tripode grande, ché caldo
fosse per Ettore il bagno, quand’ei dalla zuffa tornasse.
Misera! E il cuor non le disse che molto lontano dal bagno 445spento per mano d’Achille l’avea l’occhicerula Atèna.
Ecco, ed un pianto, un ululo udí che giungea dalla torre:
onde un tremore la colse, di mano le cadde la spola;
e cosí disse alle ancelle dai fulgidi riccioli: «Andiamo,
due mi seguan di voi: vediamo che cosa è seguíto. 450Della mia nobile suocera udita ho la voce. Nel petto
mi balza il cuore in gola, le ginocchia un gelo mi serra.
Qualche sciagura incombe sui figli di Priamo! Oh, lontana
questa novella sempre rimanga da me! Ma poi temo
d’Ettore mio, l’ardito, che solo, lontan dalla rocca, 455còlto non l’abbia Achille divino, ed al piano l’insegua,
e ponga fine al suo funesto valore, che il seno
sempre gli empiea: ché con gli altri restar non patía nelle schiere,
ma innanzi ognor correva, ché a niuno cedeva in ardire».
Detto cosí, si lanciò dalla casa, col cuore in tumulto, 460simile a forsennata: seguíano i suoi passi le ancelle.
E come giunse alla torre, in mezzo alla gente affollata,
stette, e guardò dall’alto dei muri; e lo sposo conobbe,
cui trascinava Achille dinanzi alla rocca: i corsieri
lo trascinavano senza pietà verso i concavi legni. 465Su le pupille a lei si stese una nuvola negra,
ed all’indietro piombò, lo spirto esalando. Lontano
tutte dal capo suo balzaron le fulgide bende,
il dïadema, con l’alta sua mitra, e le tortili fasce,